Proposta Laboratoriale

Camera oscura di frontiera

RedLab è un progetto che utilizza la fotografia analogica e la stampa in camera oscura come mezzo di espressione per le persone che hanno sofferto traumi e per chi vive o proviene da situazioni difficili o svantaggiate.
Oggetto e finalità generale del progetto
Si tratta di un laboratorio di pinhole, o fotografia stenopeica, il cui obiettivo è stimolare e incoraggiare l’autodescrizione dei soggetti che vi partecipano, attraverso l’applicazione di questo particolare linguaggio artistico a una tematica definita. La tematica protagonista di questo laboratorio è “la frontiera”, declinata in tutti i suoi aspetti concettuali (la tematica verrà sviluppata in fase di sviluppo di ogni singolo progetto/partendo dal concetto di frontiera verranno individuati dei temi sui quali costruire il progetto).

Metodo pinhole

Il pinhole è una particolare tecnica fotografica analogica che consente di poter creare fotografie attraverso l’uso di strumenti estremamente basilari: una lattina, un pezzo di carta fotografica, del nastro adesivo.

 

Si può considerare come il “grado zero” della fotografia, inteso come la modalità più sintetica di concepire il processo fotografico. I risultati che si ottengono grazie a questa tecnica sono fotografie con un alto grado di indefinitezza e una forte propensione all’interpretazione metaforica e all’auto-riflessione, strumenti perfetti per innescare riflessioni e ragionamenti sulle tematiche prese in considerazione di volta in volta.

Materiali utilizzati

Lattine, cartoncino, forbici, vernice spray, carta vetrata, spilli e materiali da camera oscura (carta fotografica, acidi di sviluppo, pinze, bacinelle, lampade). I materiali saranno soggetti a revisioni in fase di progettazione

Attività

Prima di tutto installiamo una camera oscura provvisoria all’interno di una delle stanze della struttura ospitante. Poi si passa ad un brainstorming con i fruitori del laboratorio, sviluppando il tema scelto con l’approccio più libero e ampio possibile.

 

In seguito costruiamo insieme le “macchine fotografiche”, utilizzando lattine “a vite” da caffè. Il laboratorio di carattere partecipativo poi si sviluppa in diverse uscite fuori dalla struttura per dare l’occasione di scattare le fotografie con le macchine create: alla fine di ogni sessione di ripresa si torna nella struttura per sviluppare con gli acidi all’interno della camera oscura. Il risultato sono fotografie in negativo: ognuno poi seleziona quelle che ritiene essere le migliori, stampandole successivamente in positivo per contatto.

 

Nella parte conclusiva del laboratorio, ad ogni partecipante viene assegnato il compito di selezionare una o due foto nella doppia versione negativo/positivo e di esprimere una breve riflessione sul tema scelto, legato alla sua interpretazione delle immagini.

Obiettivi

Il nostro obiettivo è quello di riuscire a coinvolgere i partecipanti in un laboratorio di fotografia analogica molto particolare e fuori dagli schemi, facendoli confrontare con meccanismi, strumenti e modalità di lavoro completamente nuovi, facendoli poi riflettere sul concetto di frontiera da un punto di vista inedito e artisticamente stimolante.

 

Il tema può essere di volta in volta modificato o adattato in base alle esigenze del gruppo in cui si andrà a fare il laboratorio.

 

Alla fine di ogni laboratorio si cercherà di far vedere i lavori svolti attraverso l’organizzazione di mostre o attraverso la realizzazione di libri e diari.

 

Questi per noi sono strumenti molto importanti per rendere partecipe chi è esterno e per fornire un nuovo sistema di comunicazione per le persone che frequentano il laboratorio.